2013-11-28

Differenze.



Le ultime due settimane non sono state stressanti, di più.
Tra traduzioni da consegnare entro il giorno dopo, essay da duemila parole, handout da analizzare e su cui scrivere una relazione da millecinquecento parole, libri interi da leggere per il seminario della settimana dopo. Niente scherzi, qui si lavora sul serio.
Ma tutti quelli che dicevano "Tranquilli, l'Erasmus sarà una passeggiata, non si fa nulla e ti danno voti alti", sono davvero stati in Erasmus o parlano per sentito dire? Ma soprattutto: hanno almeno la vaga idea della stupidata che hanno sparato? Nulla viene dato a gratis, e qui tocca rimboccarsi le maniche non due, ma tre volte in più rispetto all'Università che frequento in Italia., perché i professori saranno anche disponibili e tutto, ma richiedono TANTO impegno da parte di ogni singolo studente con scadenze che non si possono non rispettare. Nonostante questo, però, mi piace così com'è, perché almeno l'impegno costante viene premiato e si viene giudicati per l'intero percorso semestrale, e non solo da un esame per cui, gran parte delle volte, più che per lo studio di per sé, si tratta di una grande botta di culo.
Ci sarà un motivo se le università anglosassoni, o comunque straniere, sono di gran lunga più valide di quelle italiane. È il sistema nostro che non funziona. E più sto qui, più mi rendo conto di che incubo sarà ritornare a casa. 



Nonostante la grande mole di lavoro, perché nel momento in cui credi di avere finalmente un pomeriggio libero, realizzi che in realtà devi ancora preparare un non so che lavoro da inviare per email all'insegnante (lavoro che verrà giudicato e rientrerà nel voto finale), questo sistema mi piace. Mi sento motivata e, alla fine, non mi pesa nemmeno più di tanto passare l'intera nottata sui libri per poi andare a dormire quand'è ancora l'alba. Sono due settimane che va avanti così, ma mi sono adeguata ai ritmi. 
Sia chiaro che non mi sto lamentando, per quanto duro sia, questo sistema mi piace di più. E anche se sono solo una studentessa straniera in visita per un semestre soltanto, non voglio che questa sia una scusante anzi, considero il tutto una sfida per cui devo impegnarmi ancora di più dimostrando a me stessa che se lo voglio, so essere all'altezza della situazione. Del resto mi piacciono le sfide.
E poi c'è sempre il Latte-to-go di Costa o Caffe Nero, di cui oramai sono seriamente diventata dipendente e che mi dà l'energia necessaria per non tirarmi mai indietro.

Seriamente: chi me lo fa fare di ritornare in Italia?

ps. ah, tra l'altro, questo fine settimana, appena ho un'oretta di tempo, vedo di riuscire a sistemare tutte le settecentocinquantasei foto scattate ad Edimburgo, selezionando le migliori e postandole qui  con tanto di "diario di bordo", dove racconterò del fantastico weekend passato tra castelli e leggende di fantasmi, a partire dalla nottata prima della partenza in cui c'è stato un incendio nella nostra cucina. Niente di preoccupante, comunque.

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